Fine di un allattamento con Amore
Mi sono chiesta più volte se scrivere o meno questo pezzo, perché l’argomento è estremamente intimo.
Io mi occupo per lavoro di donne, di maternità, di femminino e di tutto quello che gli ruota attorno. Lo faccio perché mi interessa e mi appassiona, e anche perché credo profondamente nell’impatto rivoluzionario che un’esperienza di maternage consapevole può avere nella vita di una donna, dei suoi figli e dell’intero nucleo familiare. Quindi, della società tutta.
Così ho deciso che la mia sfera personale debba diventare per un attimo pubblica, perché spesso le testimonianze dirette sono il modo migliore per entrare in contatto con realtà diverse dalla nostra, informarci e aprire un ventaglio di possibilità nella nostra mente.
Il viaggio nel meraviglioso mondo dell’allattamento per me e Nausicaa è giunto a termine.
Ora, a 4 anni e due mesi, o 50 mesi per chi ama ragionare sull’età dei propri figli come fossero forme di Parmigiano.
Siccome c’è bisogno di dare un nome a tutto, quello che abbiamo fatto noi viene comunemente definito “allattamento a termine”.
Significa semplicemente che Nausicaa ha scelto liberamente quando smettere di prendere il mio latte, secondo un suo ritmo interiore che corrispondeva ad una mia disponibilità serena e naturale.
Il percorso, come tutte le grandi storie d’amore, non si è concluso da un giorno all’altro, ma in modo graduale e lento.
E non è stato nemmeno sempre identico, perché in questi 4 anni sono mutate le sue esigenze così come la mia predisposizione a rispondervi.
Per esempio, quando aveva 2 anni mi accorsi che avevo bisogno di dormire di più la notte, e siccome lei era perfettamente in grado di comprendere una spiegazione, le dissi semplicemente che di notte il seno dormiva perché aveva bisogno di accumulare energie per fare il latte del mattino, e che non lo si poteva più svegliare fino al giorno dopo. Lei lo capì e accettò, e io ho iniziai a dormire di più con tutto quello che ne deriva.
Intorno ai 3 anni ho sentito che allattare davanti a persone sconosciute mi metteva a disagio.
A onor del vero devo dire che nessuno -conosciuto o sconosciuto- si è mai permesso di commentare negativamente questo nostro cammino, ma nonostante questo ho iniziato a percepire che gli occhi indiscreti mi infastidivano. Così, senza pensarci troppo, ho deciso che quello sarebbe stato un momento intimo, da condividere solo con persone conosciute con cui mi sentivo a mio agio.
Poi piano piano, in modo del tutto casuale, Nausicaa ha iniziato a prendere il latte sempre meno, fino ad arrivare qualche mese fa a poppare solo prima di dormire e al risveglio.
Qualche giorno prima del suo compleanno giocavamo sul divano e lei mi ha detto:
“Mamma ti devo dire una cosa. Mi sa che non voglio più ciucciare il lattino. Però posso salutarle per bene?” e si è messa lì, a ringraziare il seno per tutto il latte che le aveva dato in questi anni, perché era il latte più buono e dolce del mondo e l’aveva fatta diventare grande e forte. Poi mi ha abbracciata, e io ho pianto.
Lei mi ha guardato e mi ha detto “mamma, piangi perché ora che non servono più, se ne andranno via?”.
Ovviamente non è finito lì, c’è stata la febbre e qualche incubo notturno e svegliarsi dicendo “ho troppa fame per aspettare la colazione, mi dai un po’ di latte” o “mamma prima di dormire vorrei la bocca dolce, posso?”. E poi piano piano semplicemente non ci si pensa più, e un gesto che era parte integrante della routine svanisce.
Una bambina di 4 anni che prende il latte al seno materno, nella nostra società, è qualcosa di molto strano.
Nonostante l’OMS raccomandi l’allattamento fino al secondo anno di età “e fino a quando madre e bambino lo desiderano”, siamo ancora abituati a percepire come strano un allattamento che prosegue oltre i 6 mesi. Una madre che lascia il proprio bambino libero di succhiare tra un calcio al pallone e una arrampicata sull’albero viene vista come un’invasata che vuole mantenere il pargolo in un regime di dipendenza fisica e affettiva. Allattare un bambino “grande” è morboso, per alcuni raccapricciante.
Per noi è stato naturale come respirare, per niente faticoso, dolcissimo.
Nausicaa è una bambina con un temperamento estremamente tenero e sensibile, ma è forte e indipendente, curiosa e aperta al mondo, piena di sicurezza nell’amore che i suoi genitori provano per lei.
Con questo non voglio dire che il cosiddetto allattamento a termine sia la scelta migliore per la diade madre-bambino. Ogni percorso è diverso, ogni madre ha un vissuto differente che per forza di cose porta nel rapporto col proprio bambino, ognuno attinge alle informazioni che vuole e intesse con la propria prole una relazione personale che non giudico mai, in nessun caso. Per questo evito di snocciolare dati scientifici sui benefici del latte materno, sulla relazione profonda che crea ecc ecc.
Voglio solo dire che allattare una bambina fino ai 4 anni si può, è una cosa sana e senza controindicazioni (se mamma e bambino lo vivono con gioia e naturalezza), è divertente (le conversazioni tra Nausicaa e il latte avrei dovuto registrarle) ed è bellissimo.
Ora che è finito non ho nostalgia, ma un senso profondo di gratitudine e tenerezza per qualcosa che è stato fortissimo nella mia vita e ora, semplicemente, quando è stato il momento, è finito.
Quindi ecco, Donne, come direbbe il Dottor Frankenstein, “si-può-fare!”
Elisabetta B.
Parole bellissime e verissime, brava e grazie per queste emozioni condivise.