Racconto di una nascita
La doula racconta…
Ho conosciuto Sonia grazie ad un’amica in comune.
Ci siamo incontrate un pomeriggio in un bar, è sposata con Enrico ed hanno un figlio di 5 anni, Jacopo. Sonia era incinta di 6 mesi, dopo i primi convenevoli mi ha chiesto di descriverle il lavoro della doula e i motivi che mi avevavo spinta a scegliere questa professione.
Dopo una breve spiegazione sul lavoro della doula e sul perchè avessi scelto questo lavoro mi ha raccontato la sua storia e le sue aspettative riguardo al bambino che stava aspettando. Desiderava avere un parto naturale poichè in precedenza aveva subito un cesareo: “Vorrei vivermi intimamente e completamente questa esperienza, partecipare più attivamente. L’epidurale, la scorsa volta, mi ha quasi resa insensibile”. Sonia è una donna che ha le idee chiare, è determinata nelle sue scelte, vuole essere attiva e vicina al suo bambino come non è riuscita ad esserlo durante il primo parto.
Tra noi si è creata subito una forte sintonia, mi ha detto”Mi piaci e mi piace il motivo per cui hai scelto di fare la doula, è bello trasformare un’esperienza negativa in una positiva per gli altri”. Ha aggiunto che le piaceva l’idea di essere seguita nei mesi successivi: non voleva partorire in compagnia della madre in quanto era un’esperienza che aveva già vissuto e non voleva riviverla. Enrico, il marito, non se la sentiva di entrare con lei in sala parto. Ho dato a Sonia la mia completa disponibilità e ci siamo salutate.
I nostri incontri (5) si sono svolti a casa di Sonia, dove ho conosciuto anche Enrico. Mi hanno fatto tante domande e ascoltato le risposte. Abbiamo parlato del corso pre-parto che Sonia stava seguendo, del ruolo delle ostetriche, del consenso informato, del piano del parto, lo abbiamo compilato insieme pensando ad un piano B, al ruolo di Enrico durante il travaglio a casa ed in ospedale, alle posizioni per partorire, a ciò che ostacola o favorisce il travaglio. Abbiamo lavorato sulle visualizzazioni e definito il mio ruolo. Mi hanno raccontato la nascita di Jacopo, di come sono andate le cose e di come si è sentita Sonia durante il primo parto. Ho spiegato loro come potrebbe essere questa volta, di come il parto possa essere un’esperienza unica e bellissima per mamma e bebè se vengono rispettate alcune condizioni di base. Sonia ed Enrico erano d’accordo, volevano poter scegliere e decidere. Sonia aveva ben chiaro cosa desiderava da questa seconda esperienza , il marito era dalla sua parte. In seguito a questo confronto Sonia ha deciso di chiedere al suo ospedale altre informazioni sul parto, voleva poi imparare il Training Autogeno e mi ha chiesto esplicitamente di accompagnarla a partorire.
Durante l’incontro successivo era molto in ansia e arrabbiata: aveva il diabete gestazionale e la ginecologa del suo ospedale le aveva detto che avrebbe dovuto fare un parto cesareo programmato alla 38° settimana! Abbiamo parlato del piano B, ho cercato di rassicurarla, di confortarla, parlava come un fiume in piena e io sono rimasta ad ascoltare le sue paure. Tornata a casa ho parlato con un medico che seguiva le donne in gravidanza con diabete gestazionale e ho saputo che in un ospedale della cintura di Torino non avrebbero indotto il parto alla 38° settimana, ma avrebbero fatto nascere il bambino naturalmente, salvo complicazioni.
Sonia ed io siamo andate in questo nuovo ospedale per parlare con la ginecologa che ha rassicurato la futura mamma confermando le informazioni che avevamo. Sonia ad una settimana dal cesareo programmato ha deciso di cambiare ospedale.
Tre settimane dopo è cominciato il travaglio, alle 2 del mattino Sonia mi ha chiamata ed insieme siamo andate in ospedale. Dopo la visita con l’ostetrica abbiamo scoperto che si trattava dei prodromi e abbiamo deciso di salutarci, Sonia ha preferito che io andassi a riposarmi, mi avrebbe chiamata lei . Sono tornata in ospedale alle 10 del mattino dopo e sono entrata in sala parto al posto di Enrico che nel frattempo era rimasto con la moglie. Sonia voleva che le stessi vicina e io non l’ho lasciata nemmeno per un minuto, l’ho massaggiata, le ho portato da bere, l’ho incoraggiata, abbiamo parlato poco, non servivano parole, ci muovevamo all’unisono, eravamo solo io e lei. Quando aveva caldo la bagnavo, le tenevo la mano. Stavo lì. Durante la fase espulsiva, quando credeva di non farcela più le dicevo che era una leonessa che ce la poteva fare, che anche il suo bambino ce la stava mettendo tutta e che lei lo stava aiutando a nascere. Circa tre ore dopo Leonardo è nato, quasi tra le mie mani e dopo pochi minuti l’ostetrica me lo ha dato in braccio: ho guardato Sonia e ci siamo messe a piangere. Sono stata con lei ancora un pò di tempo e poi sono uscita per lasciar entrare Enrico.
Dopo 5 giorni sono andata a trovare tutta la famiglia a casa, abbiamo parlato del parto, di ciò che è accaduto e di quello che abbiamo provato. Abbiamo pianto insieme per l’emozione, ci siamo abbracciate. Nei mesi successivi ci siamo incontrate ancora alcune volte, Sonia aveva bisogno di parlare del rapporto con il marito e delle difficoltà che stavano incontrando nella gestione delle nuove dinamiche famigliari.
La mamma racconta…
Entro in sala parto alle 10 con il mio compagno, i dolori sono ancora sopportabili, tant’è che scherziamo con l’infermiera e l’ostetrica.
Quando arrivano le contrazioni che mi piegano in due, il mio compagno mi massaggia la schiena, anzi la “coda”, come ci ha spiegato la doula e funziona alla grande.
Dopo circa 40′ le contrazioni aumentano di intensità e mi passa la voglia di scherzare e chiedo al mio compagno di far entrare Olga, la doula.
Appena la vedo mi sento rassicurata e serena, sono pronta, ce la posso fare.
Scelgo naturalmente la posizione accovacciata e ad ogni contrazione spingo fuori l’aria e giù il mio bambino; i miei occhi sono chiusi, ormai si è aperta un’altra parte di me, quella nascosta ed istintiva.
Lei è sempre accanto a me: le sue mani massaggiano la mia coda; sento le sue parole, le visualizzazioni e gli esercizi di training; anticipa quasi i miei pensieri e i miei bisogni: mi dà acqua da bere, mi rinfresca, mi sostiene quando cambiamo posizione, siamo una persona sola.
Siamo due donne profondamente vicine e coinvolte nel far nascere il mio bambino.
Ogni tanto apro gli occhi e vedo un po’ di gente intorno a me, li sento bisbigliare, ma io voglio e ho bisogno solo di lei.
Mi mettono sul lettino per la visita, io vorrei scendere ma non ho la forza, la doula mi aiuta, io non voglio che mio figlio nasca lì sopra.
Ma io sono stanca, tanto stanca e inizio a pensare e a credere di non essere in grado di sopportare tanto dolore. Lei no! Lei ci crede e la sua voce all’orecchio mi dice di non mollare, ci siamo quasi, un ultimo sforzo.
Un po’ di ossitocina per allungare le contrazioni e scendo dal letto per far nascere questo bambino.
Mi sento morire, sento la testa del bambino e ad ogni spinta lo sento scendere sempre di più, che bruciore insopportabile!!! Sono senza via d’uscita non posso far altro che continuare a spingere mentre Olga mi dice : “Vedo la testa”.
Raccolgo le ultime forze e spingo e urlo e spingo ancora e finalmente lo sento sgusciare fuori di me. Che meraviglia! Il dolore è magicamente scomparso e al suo posto c’è il mio bambino che ho sognato ed immaginato per nove mesi e ora è lì: mi comunicano che è un maschio, è una sorpresa, non avevamo voluto saperlo.
Salgo nuovamente sul lettino per espellere la placenta, una “signora” placenta di 1,3 kg, mentre consegnano Leonardo ad Olga: non potrei essere più felice di vedere il mio piccolo tra le braccia di chi per tanto tempo si è occupata di “noi” e che ha ritagliato un posto nel suo cuore anche per lui.
Sono già mamma di un bambino di 5 anni e la sua nascita è totalmente diversa da questa: ho potuto sperimentare una consapevolezza delle mie capacità e risorse che mai avrei creduto di avere. E’ stato fondamentale il sostegno di Olga. Non potrò mai dimenticare quel giorno e quell’atmosfera in sala parto: pieno di tante figure professionali ma io ho percepito intensamente la mia vita, quella del mio bimbo e di Olga. Grazie, grazie di cuore per le forti emozioni e per il bellissimo ricordo.
Oggi Leonardo è un bambino sano e felice di 5 mesi che conserva il ricordo di una nascita felice sostenuto dal tifo sfegatato della mia mitica doula.
Olga Pasin e Sonia